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Videogiochi gratis, anzi costosissimi

Con la diffusione dei tablet e smartphone Apple crescono anche le insidie al conto in banca. Un caso? Quello dei videogiochi apparentemente gratis.

All'inizio vengono presentati come videogiochi gratuiti. Anzi, la maggior parte di loro si trova già nel sistema operativo. Così, si inizia a giocare. Ma si scopre ben presto che per andare avanti e progredire bisogna schiacciare un pulsante che ai bambini può sembrare innocuo. Il pulsante si chiama: “Compra”. Pericolosissimo. Se il tablet è collegato ad una carta di credito, in automatico parte l'acquisto e il conto si prosciuga. 
In questo modo, in Inghilterra, una bambina è riuscita a spendere quasi duemila euro in due ore. I genitori, allarmati, si sono subito rivolti ad un avvocato che è riuscito a far risarcire la famiglia, direttamente da Apple. La storia in questo caso finisce bene, ma c'è da stare attenti. Vediamo di cosa si tratta.
Il nome di questa funzionalità è “acquisti in-app”. In pratica viene fornito un software o un gioco gratuito, “free”, ma che si può estendere con contenuti a pagamento. Gli adulti lo sanno bene (si spera) e si tengono ben lontano dall'acquistare ciò che non serve.

Ultimo aggiornamento (Venerdì 04 Maggio 2012 08:33)

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Profilazione e pubblicità non desiderata

Noi siamo una fonte infinita di informazioni per gli esperti del marketing. Per questo, ogni nostro movimento sul web viene scrutato e catalogato. Vediamo di cosa si tratta.

Non c'è bisogno di andare tanto lontano. È sufficiente fare un paio di ricerche sul web per accorgersi che siamo stati seguiti e scrutati con molta attenzione. Basta andare su normali siti di viaggi, di case, di automobili e poi fare una ricerca qualunque su Google. Si noterà subito che il lato destro della pagina, come per magia, presenta tutta una serie di rinvii a viaggi, case, automobili. Esattamente ciò che abbiamo cercato in precedenza.

Questo modo di raccogliere informazioni, per il quale non c'è nessun avviso o richiesta di permesso, si chiama “profilazione”. Mentre navighiamo viene realizzato il nostro profilo, viene raccolta la nostra cronologia, il numero di siti, i salti fra uno e l'altro, e le operazioni che abbiamo svolto, come un abito su misura. Poi si mettono in moto gli algoritmi. Un software studia tutti questi dati e alla fine ci viene proposto un messaggio pubblicitario che dovrebbe corrispondere ai nostri interessi. Ed ecco, bella e pronta, una pubblicità indesiderata che non abbiamo mai chiesto.

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 02 Maggio 2012 07:28)

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La semplificazione del “Mi piace”

Con l'aumentare dei pulsanti, aumenta la pigrizia di pensiero. Le conseguenze? Sempre meno idee, ma con molte più condivisioni.

Fra le varie semplificazioni del web, ce n'è una che non sembra così ovvia. È quella che riguarda le nostre operazioni quando ci troviamo di fronte al computer e che, con slogan felice, è stata chiamata l'esercito del like.
Col tempo, le tecnologie su internet sono migliorate tantissimo e consentono un coinvolgimento sempre maggiore. La cosiddetta interattività fa da padrona nei social network, dove spesso e volentieri basta un click sul “Mi piace” per confermare o meno la nostra partecipazione ad una discussione. Apparentemente è un buon sistema per tutti: per chi pubblica, perché è in grado di quantificare nell'immediato quanto “amici” gradiscono quel contenuto; per chi legge perché il click richiede un minimo sforzo ed assicura la propria presenza nella comunità virtuale.

Anzi, è talmente utile questa funzione che le pagine di Facebook o di Twitter sono classificate e quotate in base a queste semplici operazioni. C'è tutto un sottobosco, persino, che ruba o utilizza i “like” per ottenere informazioni su di noi.

Ultimo aggiornamento (Venerdì 27 Aprile 2012 08:58)

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Italiani poco pratici di computer

Un recente rapporto dell'Eurostat fotografa la situazione italiana: il 39% non ha mai usato un computer, e il 46% di quelli che lo usano non sanno fare un “copia e incolla”.

La capacità offensiva del web aumenta con la nostra inesperienza. Meno sappiamo navigare, meno sappiamo come è fatto un computer e più saremo esposti alle aggressioni multimediali.  
Per identificare una persona avveduta, esperta si usa in gergo il termine “skillato” che fa riferimento alle nozioni pratiche, di vita vissuta. Da un recente rapporto di Eurostat, di fine marzo, è emerso che gli italiani non sono per niente “skillati” quando usano un computer.    
E si collocano quasi sempre fra gli ultimi cinque paesi dell'intero contesto europeo. Il 39% non ha mai usato un computer, e più della metà di quelli che lo usano non sanno fare un “copia e incolla”. Non sono dati confortanti. Il rapporto Eurostat mostra le statistiche di 27 paesi europei: dopo di noi ci sono Bulgaria, Romania, Grecia, con una quasi parità con Cipro e Polonia.    
Le stime riguardano la popolazione dai 16 ai 74 anni (Gruppo I), con una focalizzazione particolare su quella compresa fra i 16 e i 24 anni (Gruppo II). Vediamo qualche dato.

Ultimo aggiornamento (Giovedì 19 Aprile 2012 15:51)

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Safe Social Media: la parola al formatore Daniele Damele

UDINE - Non pensare che sia tutto un “gioco”, su internet si possono fare cose che hanno conseguenze importanti nella vita reale. Non condividere mai informazioni personali, come il cellulare, dove si abita, dove si va a scuola. Se si condividono troppe cose su di se (foto, gusti personali, film visti, posti di vacanza dove si è stati, ecc..), basta un attimo agli altri per costruirsi un profilo ad hoc e far credere di essere te. Sono solo tre dei consigli di “Safe social media”, il progetto europeo di davide.it che il formatore friulano, Daniele Damele, ha portato nelle scuole del triveneto e a Roma nel corso di questi mesi. “Ho dedicato varie serate e alcuni sabato per parlare della necessità di proteggere i ragazzi dai pericoli di internet, videogiochi, tv e cellulari – ha detto Damele – rilevando la necessità di parlare approfonditamente di questi temi con genitori, insegnanti e studenti per cui molto bene ha fatto davide.it a proporre, assieme ad altri validi e autorevoli partner, questo rilevante progetto europeo”.

Ultimo aggiornamento (Lunedì 16 Aprile 2012 15:08)

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Nuove raccomandazioni dal Consiglio d'Europa

Il Consiglio europeo raccomanda maggiore trasparenza e rispetto della privacy. Soprattutto a motori di ricerca e social network.

Nuove tecnologie comportano nuove attenzioni, e in questi anni le politiche europee si sono date molto da fare in questo senso. Il web è una fonte inesauribile di dati e informazioni ma deve anche essere costruito in modo da tutelare gli utenti e i navigatori, soprattutto quando i dati “sensibili” li riguardano da vicino.

Così, il Consiglio Europeo ha aggiunto un nuovo tassello contro il furto informatico di identità. E lo ha fatto con due raccomandazioni: ai motori di ricerca ha richiesto maggiore trasparenza per la selezione, il riordino o la cancellazione dei dati; mentre ai social network ha chiesto di sensibilizzare gli utenti sulla privacy, con un linguaggio chiaro e comprensibile. In particolare, in questi giorni, le bacchettate si sono rivolte a Facebook e al suo metodo di caricamento e riconoscimento delle immagini personali. Come molti sanno, Facebook “suggerisce” l'identità di una persona con la semplice digitazione di alcune lettere.

Ultimo aggiornamento (Venerdì 13 Aprile 2012 09:37)

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