Bambini sicuri sui social media

Pubblicata sulla rivista online "Città Nuova" un'intervista sul tema della sicurezza dei bambini sui social media e del progetto SSM. Troppi pericoli si nascondono nel Web per i più piccoli. Come aiutarli a difendersi? E quali regole devono fissare i genitori? Ne parliamo con Francesca Ranni, coordinatrice del progetto Safe Social Media per l’associazione Davide.it.

I bambini sono oggi nativi digitali. Sembrano conoscere il mondo virtuale del web e cosa farci quasi di default. Ma questo spazio non sempre è un luogo adatto a loro, alle loro giovani menti, alla loro età, alla loro inesperienza del mondo, quello reale. Spesso i genitori temono quello che possono fare in Rete tutto il giorno. Ma da una parte non riescono, o non vogliono, staccarli dagli schermi e dall’altra, troppo spesso, non sanno come difenderli durante la navigazione.

Sensibilizzare figli e genitori a un uso consapevole di questi strumenti si può. È l’ambizioso obiettivo che si pone il progetto "Safe Social Media". Abbiamo incontrato la dott.ssa Francesca Ranni, coordinatrice del progetto per l’associazione "Davide.it Onlus", capofila del progetto, che ci ha spiegato meglio in cosa consiste.

 


In cosa consiste "Safe Social Media"?
«Safe Social Media è un progetto finanziato dal programma dell'Unione europea Daphne III e mira a prevenire e combattere la violenza presente nei social media, strumenti oggi sempre più utilizzati da bambini e ragazzi. Iniziato a gennaio 2011, è promosso da tre organizzazioni: l'associazione "Davide.it", che da anni si occupa di tutela dei minori online, con sede a Torino, "Intermedia consulting", con sede a Roma e l'organizzazione spagnola "Cece". Finora ha visto coinvolti 6 mila adolescenti di oltre cinquanta scuole medie e superiori italiane, con i loro genitori e insegnanti. Un percorso analogo è stato fatto in Spagna».

Parliamo dei pericoli online: quali sono quelli più prossimi ai bambini e come evitarli?
«Le nuove tecnologie sono una grande risorsa, ma comportano anche dei rischi, perché è più semplice entrare in contatto con contenuti violenti, nocivi, per i quali i ragazzi non possiedono ancora i giusti strumenti d'interpretazione. Il discorso vale sia per Internet che per i videogiochi. Sui social network occorre scegliere con cura le persone con cui entrare in relazione e pensare bene prima di postare foto o commenti: tutto ciò che si mette su Internet rimane per sempre! Attenzione anche alle azioni di cyberbullismo: i ragazzi non devono contribuire alla loro diffusione, ma “spezzare la catena” e parlare con gli adulti di cui si fidano».  

Come ridurre i contenuti violenti non adatti ai più piccoli?
«Installare un buon filtro per la navigazione, che protegga da contenuti nocivi e non adatti è un buon punto di partenza, ma è poi fondamentale agire dal punto di vista educativo. Nell'indagine condotta per "Safe Social Media" emerge che appena il 35 per cento dei ragazzi parla in famiglia di cosa succede online: un dato allarmante. I genitori devono essere vicini ai propri figli anche in questo aspetto così importante della loro vita, che occupa gran parte della giornata. Devono parlare con loro, capire cosa fanno su Internet, quali siti frequentano, come usano i social network e poi dare alcune semplici regole, come fanno già nella vita reale. Per il mondo virtuale spesso valgono gli stessi princìpi: non dare confidenza agli sconosciuti, trattare con rispetto i propri amici, essere responsabili nel prendere decisioni sono alcuni di questi».

Discrepanze generazionali. Come aiutare genitori e insegnanti a trasformarsi in protagonisti digitali?
«Siamo convinti che coinvolgere genitori e insegnanti, cioè le figure di riferimento più importanti nell'educazione e nella crescita dei ragazzi, sia fondamentale. Per questo "Safe Social Media" tenta un approccio educativo congiunto, con incontri formativi destinati agli adulti e materiale di approfondimento che è possibile reperire anche sul sito web del progetto».

Il vostro è un progetto ambizioso. Quali sviluppi futuri prevede?
«Questa edizione del progetto durerà fino a gennaio 2013 e vedrà la pubblicazione dei risultati dello studio che stiamo conducendo sugli stili di vita digitali degli adolescenti italiani e spagnoli. Per il futuro ci auguriamo, in presenza di adeguate risorse, di poter coinvolgere sempre più ragazzi e offrire a sempre più famiglie l'opportunità di una formazione su temi così importanti ma ancora trascurati dai curricula scolastici tradizionali».

Per maggiori informazioni su "Safe Social Media" potete consultare il sito ufficiale del progetto, www.safesocialmedia.eu, oppure le pagine dedicate sui social network www.facebook.com/SafeMediaEU e twitter.com/SafeMediaEU

Fonte: Città Nuova 14-10-12